Liutisti e chitarristi a Roma tra ‘600 e ‘700
Lorenzino romano del liuto (1552-1590): Fantasia
Thesaurus Harmonicus, Köln 1603
Hieronimus Kapsberger (1580-1651): Toccata VI – Gagliarda V
Libro I d’intavolatura di lauto, Roma 1611
Anonimo (XVII sec.): Passacaglia
Libro di leuto del Doni, XVII
Tommaso Marchetti romano (?- XVII sec.): Mal francese mi tormenta
Libro I d’intavolatura della chitarra spagnola, Roma 1660
Ferdinando Valdambrini romano (XVII sec.): Mamma lo scorpiò
Libro I & II di chitarra, Roma 1646
Ferdinando Valdambrini romano (XVII sec.): Passacaglia
Libro I & II di chitarra, Roma 1646
Tommaso Marchetti romano (?- XVII sec.): Clorida
Libro I d’intavolatura della chitarra spagnola, Roma 1660
Giovanni Zamboni romano (XVII sec.):
- Sonata VIII (Arpeggio, Allemanda, Giga, Sarabanda, Minuetto)
- Sonata VI (Alemanda, Giga, Sarabanda, Gavotta)
- Sonata XI (Grave, Current, Sarabanda, Minuet, Ceccona)
Sonate d’intavolatura di leuto, Lucca 1718
Simone Vallerotonda, arciliuto e chitarra barocca
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Il rigore contrappuntistico della “scuola romana”, la leggerezza delle canzoni alla moda suonate sulla chitarra, il virtuosismo e la grazia galante: sono i colori che dipingono il grande affresco sulla città eterna. Dalla fine del ‘500 fino al ‘700 autori come Lorenzino, Kapsberger, Valdambrini, Zamboni, che si firmano orgogliosamente con l’aggettivo “romano” accanto al proprio nome, si dimostrano, pur nelle loro caratteristiche individuali, accomunati da uno stesso spirito compositivo, fatto di densità, rigore, maestosità e schiettezza espressiva. Per capire la musica romana dobbiamo guardare la città: le numerose chiese, la maestosità dei ruderi della civiltà antica, perfettamente inseriti nel tessuto urbano e nella stratificazione dei secoli, gli enormi spazi verdi, la generosità della luce, il colore dei palazzi, la limpidezza abbagliante del cielo… E così dal rinascimento fino al barocco, seppur con differenti stili, possiamo ritrovarvi sempre questo codice basilare: solennità, gravità e leggerezza scanzonata. L’arciliuto e la chitarra, strumenti principi del barocco, rievocano questi volti eterni che han passato i secoli senza mai invecchiare perché da sempre antichi, restituendo i suoni perduti di una città che ancora oggi, forse in maniera più nascosta, si rispecchia in essi. (Simone Vallerotonda)
Simone Vallerotonda ha iniziato gli studi musicali sulla chitarra moderna. Affascinato dalla musica antica ha intrapreso lo studio del liuto con Andrea Damiani al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, dove si è diplomato col massimo dei voti. Ha successivamente conseguito il diploma di Master su Tiorba e Chitarra barocca con il massimo dei voti presso la “Staatliche Hochschule für Musik” di Trossingen, sotto la guida di Rolf Lislevand. Si è laureato in Filosofia col massimo dei voti presso l’Università “Tor Vergata” di Roma e si è specializzato in Estetica col massimo dei voti e la lode, dedicandosi ai rapporti tra la musica del ‘700 e gli Enciclopedisti. Ha suonato nei più importanti Festivals ed Istituzioni concertistiche d’Europa, USA, Australia, Sud America, Sud Africa, Oriente. Ha registrato per numerose emittenti radio e televisive italiane ed estere. Nel 2014 fonda “I Bassifondi“, suo ensemble con cui propone il repertorio per Chitarra, Tiorba e Liuto del ‘600 e ‘700 con il basso continuo.
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